La gestione della disfagia: Consigli per i pasti


In molti casi, sulla base della valutazione clinica, è già possibile fornire le indicazioni sulle misure idonee a contenere il rischio di aspirazione di bolo nelle vie aeree e scongiurare la disidratazione e la malnutrizione.

Queste misure riguardano anche le strategie comportamentali e posturali da adottare durante i pasti.

La postura
Le evidenze scientifiche identificano nei compensi posturali le misure più efficaci per una deglutizione sicura.

Questa tecnica utilizza posture del capo e del busto per superare particolari problemi di deglutizione.

L’indicazione del tipo di postura da adottare non è mai assoluta, ma va sempre adattata alle difficoltà ed all’individualità del paziente.

Comportamenti durante e dopo il pasto

  • Sulla base di quanto descritto è evidente che ogni approccio va personalizzato, tuttavia è possibile riassumere alcune norme comportamentali a carattere generale:
  • adottare, per quanto possibile, la postura a busto eretto;
  • durante il pasto ridurre le interferenze (mangiare in un ambiente tranquillo privo di distrazioni; tenere spenta la televisione, non parlare e concentrarsi durante la masticazione e la deglutizione);
  • adottare comportamenti protettivi (mangiare lentamente, piccoli bocconi/sorsi; eseguire colpi di tosse volontari ad intervalli regolari allo scopo di liberare le vie aeree superiori da eventuali residui alimentari; alternare i bocconi di cibo a deglutizioni a vuoto);
  • eliminare dalla dieta tutti i piatti che comprendono consistenze eterogenee ad esempio la minestra in brodo;
  • curare l’igiene orale post prandiale (al fine di ridurre la carica batterica all’interno del cavo orale e quindi ridurre la carica batterica di quanto viene aspirato);
  • assicurarsi la presenza di una persona idonea a supervisionare il pasto (che richiami l’attenzione sulle strategie da adottare, controlli frequentemente la presenza di residui di cibo in bocca; monitori la qualità della voce, valuti l’insorgenza di fatica, ecc.).

Va da sé che risulta di fondamentale importanza la presenza di un familiare o di un caregiver nella gestione della disfagia per fornire un’assistenza ottimale nel rispetto delle esigenze individuali.

Dopo la valutazione iniziale e l’impostazione della gestione assistenziale-riabilitativa, sono necessarie verifiche periodiche al fine di definire l’aderenza al piano di trattamento proposto, l’individuazione di un eventuale peggioramento della disfagia e la necessità di ulteriori correttivi. A questo proposito è auspicabile un addestramento del caregiver all’osservazione dei comportamenti durante i pasti della persona disfagica perché possa dare un corretto feedback al clinico.

Aspetti sociali del pasto
Il momento del pasto, in particolare nella cultura occidentale, racchiude significative accezioni: travalicato il bisogno primario di rispondere alla fame ed alla sete, esso costituisce un momento di aggregazione, una occasione di stabilire e rinforzare i legami, nonché un piacere.

Ormai da anni è noto che l’atto deglutitorio non è solo un mero riflesso, ma ha una modulazione da parte della corteccia cerebrale molto complessa ed è influenzato da fattori solo apparentemente secondari come: le capacità attentive del soggetto, le caratteristiche del cibo in termini di profumo ed aspetto, aspetti emotivi relativi al riconoscimento ed alla memoria di stimoli gustativi.

Questi aspetti, ormai definiti anche da ricerche scientifiche che studiano l’attivazione delle aree cerebrali interessate, pongono l’attenzione sulla sfera emotiva e sociale dell’alimentazione che va presa in considerazione nel momento in cui viene gestito il problema della disfagia.

Oltre a quelle già descritte ci sono infatti altre complicanze conseguenti alla disfagia, poco citate dai testi di medicina ma non meno importanti: la difficoltà di alimentazione, riducendo il piacere di mangiare determina un disagio sociale, acuendo la solitudine, peggiorando la deflessione del tono dell’umore e riducendo ulteriormente la qualità della vita.

Le indicazioni offerte alle persone disfagiche vanno dunque arricchite prendendo in considerazione ulteriori fattori:

  • è auspicabile consentire il più a lungo possibile la fruizione di gusto, odore, consistenza naturale degli alimenti;
  • la persona disfagica va adeguatamente informata e coinvolta nelle scelte dei cibi e delle consistenze (ad esempio prima di iniziare il pasto mostrare al paziente il cibo e descriverne le caratteristiche di temperatura e consistenza);
  • i suoi gusti vanno sempre rispettati;
  • gli alimenti vanno presentati in modo da conservarne l’appetibilità (possibilmente ad esempio tenendone i singoli elementi distinti per gusto). A tal proposito va ricordato che esiste una fase anticipatoria a quella orale che comprende l’elaborazione degli stimoli olfattori, visivi, emotivi derivanti dal pasto e che in qualche modo prepara alle fasi successive;
  • il pasto deve esser considerato come momento di condivisione, aiutando il soggetto disfagico a vincere l’imbarazzo e il desiderio d’isolarsi.

Fonte: Soft-food

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