La disfagia nelle Malattie Neuromuscolari 


Nell’ambito delle patologie neurologiche la disfagia è un sintomo di frequente riscontro, coinvolgendo fino al 70% dei pazienti. Ancora più rilevante è la prevalenza nelle Malattie Neuromuscolari: si può addirittura affermare che tutte le persone con Malattie Neuromuscolari nella loro vita si troveranno a dover “fare i conti” con la disfagia in maniera più o meno impegnativa e con quadri clinici differenti.

La disfagia interessa sia le malattie neuromuscolari ad esordio neonatale-infantile sia quelle ad esordio nella vita giovane-adulta e può essere in taluni casi il sintomo prodromico di alcune di queste patologie (ad esempio la Sclerosi Laterale Amiotrofica), ovvero manifestarsi nelle fasi più avanzate.

I sintomi associati alla disfagia sono molteplici e vanno valutati adeguatamente nelle persone con Malattie Neuromuscolari in modo da identificare precocemente e gestire questo disturbo della deglutizione.

Essi comprendono: difficoltà ad iniziare la deglutizione, ristagno di cibo in bocca, cibo e liquidi che “vanno di traverso”, frequenti colpi di tosse durante i pasti, cibo bloccato in gola, difficoltà di progressione del bolo, rigurgito di cibo dalla cavità nasale, sensazione di soffocamento da cibo o liquidi o saliva, voce gorgogliante, malessere localizzato alla gola o al petto durante la deglutizione.

Può anche accadere che la disfagia non si manifesti in maniera eclatante, a volte gli unici sintomi possono essere connotati in maggiore durata dei pasti, minore cibo ed acqua assunti nel corso della giornata (per il disturbo provocato dalla tosse, per la paura del soffocamento), modifica delle abitudini alimentari (la persona gradualmente elimina dalla propria dieta gli alimenti che determinano difficoltà), oppure maggiore frequenza di infezioni respiratorie, febbricola, dimagrimento non altrimenti motivato.

Nelle situazioni più gravi anche la deglutizione di saliva può essere problematica.

Nelle Malattie Neuromuscolari con prevalente interessamento muscolare (quali le Distrofie Muscolari, le Miopatie) la comparsa della disfagia è subdola e all’inizio sono prevalenti i sintomi correlati all’alterazione della fase orale: difficoltà nella preparazione del bolo, aumento del tempo di consumo del pasto, fatica nella masticazione di cibi più compatti, mentre nelle Malattie del Motoneurone la comparsa di disfagia è precoce e l’interessamento della fase faringea è spesso presente.

L’importanza dell’identificazione precoce della disfagia
La precoce identificazione dei disturbi della deglutizione nei soggetti con malattie neuromuscolari è di fondamentale importanza considerando l’impatto clinico della disfagia; essa determina infatti rischio di malnutrizione, disidratazione e di polmonite ab ingestis.

La difficoltà a deglutire comporta un ridotto introito di alimenti o comunque uno squilibrato apporto degli stessi (alcuni cibi più facili a deglutire vengono assunti in maggiore quantità di altri, magari più “stoppacciosi” ma indispensabili al fabbisogno calorico-proteico giornaliero – quali la carne).

Spesso viene inficiata anche la corretta assunzione delle terapie orali. Inoltre, ancora prima della malnutrizione, il rischio emergente è quello della disidratazione del soggetto in quanto, ad esempio nella Sclerosi Laterale Amiotrofica, l’acqua ed in genere i liquidi, prima dei solidi, determinano l’insorgere di difficoltà.

La ridotta efficienza dei meccanismi della deglutizione unitamente all’insufficienza del complesso toracico-diaframmatico, che rende inadeguato il riflesso della tosse nelle persone con malattie neuromuscolari, determina un incremento del rischio di aspirazione, cioè del passaggio di cibo, liquido, o saliva nelle vie aeree.

Quando l’organismo è ulteriormente indebolito per malnutrizione e disidratazione il fenomeno dell’aspirazione incrementa il rischio di polmonite ab ingestis. Queste complicanze sono potenzialmente fatali.

Di fronte alla consapevolezza delle gravi conseguenze che la disfagia può determinare c’è la garanzia che una precoce individuazione e una corretta gestione possano prevenire l’insorgenza di temibili complicanze.

La valutazione e la gestione della disfagia devono necessariamente essere demandate a personale qualificato e mai improvvisate.

La rilevanza del disturbo della deglutizione, in termini di frequenza e la complessità della condizione sono tali da catalizzare l’interesse di molteplici figure professionali (foniatra, fisiatra, nutrizionista, neurologo, radiologo, logopedista, dietista), chiamate ad interagire sinergicamente per garantire un’appropriata gestione assistenziale, terapeutica e riabilitativa.

Questo percorso inizia con una valutazione clinica, di norma effettuata da un logopedista, che permette un inquadramento generale del paziente attraverso la raccolta dei dati anamnestici e delle informazioni cliniche relative a eventuali deficit associati, l’esame diretto degli apparati esplorabili, lo studio della funzionalità della fase orale e la somministrazione di specifici test funzionali.

Sulla base di questa valutazione clinico-funzionale vengono fornite al soggetto eventuali indicazioni per proseguire l’iter diagnostico ed effettuare esami strumentali (videofluoroscopia, valutazione videoendoscopica tramite FEES – Fiberoptic Endoscopic Evaluation of Swallowing).

Fonte: Soft-food

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